In questo post ho preparato un estratto dell'ebook "Come rendere gli altri un libro aperto ai tuoi occhi". Questa breve estrapolazione tratta del linguaggio non verbale nel contesto lavorativo.
Tratto dal capitolo 3 "Il contesto lavorativo".
Le
mani giunte a preghiera (“la guglia”): questo
gesto è chiamato chiusura delle mani a “guglia”. La
posizione viene assunta unendo le mani come per pregare, i pollici
possono toccare l'indice o essere perpendicolari a questi ultimi.
Le
mani si trovano all'altezza del petto o della vita. Chi assume questa
posizione durante una riunione di lavoro, mentre gli altri parlano,
vuole infonderete l'idea che abbia la soluzione giusta, e al 90% ce
l'ha davvero! Noterete che il collega continuerà a mantenere le mani
unite anche quando prende la parola. Potrete notare anche un gesto di
compiacimento che fa passando velocemente la lingua sulle labbra: il
fatto di essere interpellato lo inorgoglisce.
Usate anche voi tale postura: quando sarete interpellati le aspettative nei vostri confronti saranno molto elevate.
Gesti
di chiusura da seduti: mentre
esponete, durante la riunione, le vostre idee potrete notare gesti di
chiusura da parte dei vostri colleghi: potrebbero essere dettati da
non condivisione delle vostre idee o da invidie e antipatie nei
vostri confronti.
Un
collega che siede in posizione difensiva vuole porre una barriera tra
sé e gli altri. Non necessariamente significa che non ci apprezza,
potrebbe solamente trovarsi a disagio in quell'ambiente e in quel
dato momento. Ovviamente, se notiamo che assume tale posizione di
chiusura ogni volta che prendiamo noi la parola, dovremmo iniziare ad
avere il sentore che è infastidito da noi o dal nostro discorso.
La
variante con un dito sulla fronte indica un atteggiamento riflessivo.
Una barriera parziale, rappresentata da un solo braccio e le gambe
incrociate, indica che il nostro interlocutore non è convinto di
qualcosa.
Una
posizione di chiusura potrebbe essere quella delle mani intrecciate.
Solitamente,
indica uno stato ansioso e negativo, anche se associato al sorriso.
Più le dita vengono premute con forza, maggiore è il tentativo di
autocontrollo. Il collega che assume questa posizione si sente a
disagio, probabilmente si sente nervoso perché è conscio che le sue
argomentazioni non sono valide o, semplicemente, è molto introverso
e non vuole essere in alcun modo al centro dell'attenzione. Alcune
persone, quando devono parlare in pubblico, assumono la posizione con
le mani giunte a livello inguinale.
Il
significato correlato allo stato ansioso è lo stesso.
Per
mettere a proprio agio un soggetto barricato in tale posizione
difensiva, bisognerebbe indurlo a disincrociare le mani, dandogli ad
esempio qualcosa da reggere.
Chiusura
con presa delle braccia: un'altra
posizione di chiusura che potete riscontrare è quella con la presa
delle braccia.
Mentre
le braccia conserte con i pugni chiusi denotano ostilità, la
variante in cui ci si afferra i muscoli tricipiti denota molta
insicurezza e scetticismo verso ciò che si sente. L'afferrarsi le
braccia simula un abbraccio volto a dare conforto. Ribadisco che chi
assume spesso tali posizioni non regala una buona opinione di sé
alla gente. Provate a immaginare l'effetto verso i colleghi in una
riunione aziendale.
Chiusura
ma sicurezza di sé: una
variante dei gesti di chiusura è la posizione con pollici in vista.
Il pollice o i pollici in vista denotano sicurezza di sé: permane lo
stato di negazione e chiusura, ma lasciando intravedere sicurezza e
ostentazione.
I
pollici rivolti verso l'alto indicano sempre una grande stima di sé,
associata però ad una volontà di stare sulla difensiva.
Non
assumete mai tali atteggiamenti con i vostri superiori per non
indispettirli.
Se
li assume un vostro collega, potete ribattere con un altro gesto di
dominanza come le mani sui fianchi.
Anche
tenere le mani in tasca (gesto solitamente indicativo di chiusura e
disinteresse) ma con i pollici in vista, denota un atteggiamento di
sicurezza.
Esiste
anche la variante con le mani infilate nelle tasche posteriori dei
pantaloni: in questo caso potrebbe esserci una volontà di nascondere
il lato più dominante della personalità.
Mani
in tasca: indicano
disinteresse, volontà di non parlare e chiusura.
Un
vostro collega viene interpellato da un superiore, si alza dalla
propria sedia e si infila le mani in tasca: è la posizione più
controproducente avrebbe potuto assumere.
L'impressione
che si dà è quella di non voler intervenire e, quindi, è molto
negativa nel contesto studiato.
Mostrate
sempre le mani, soprattutto i palmi, gesticolate spesso per
fortificare le vostre argomentazioni, solo così riuscirete a fare
una buona impressione ai vostri superiori e ai vostri colleghi.
Ricordate
però che mostrare i palmi rivolti all'insù è positivo perché
esprime sincerità ed apertura, mostrare le mani con i palmi rivolti
all'ingiù viene spesso inteso come un gesto volto a dominare o
impartire ordini.
Se ancora non lo hai fatto ti consiglio caldamente di leggere la guida: "Come rendere gli altri un libro aperto ai tuoi occhi".
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